UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali

È di gran lunga l’organismo pubblico coi maggiori poteri (almeno sulla carta) che in Italia lotta per il rispetto dei Diritti e contro ogni forma di Discriminazioni. È nato a seguito di una Direttiva UE, la n. 43 del 2000 (art. 13) recepita dal Decreto Legislativo n. 215 del 2003 (art. 7) preceduto dalla Legge n. 39/2002. 

Invito a leggere quanto previsto dalle Leggi per capire la vastità delle competenze assegnate all’UNAR che sono riassunte con queste parole sul sito dell’UNAR stesso:

In particolare, UNAR si occupa di monitorare cause e fenomeni connessi ad ogni tipo di discriminazione, studiare possibili soluzioni, promuovere una cultura del rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità e di fornire assistenza concreta alle vittime.

Fa parte del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal punto di vista gerarchico quindi il Capo Dipartimento e il Segretario della Presidenza ne sono sempre stati i punti di riferimento più avanzati. Il Direttore dell’Ufficio è sempre stato un esterno dalla Presidenza del Consiglio, tranne uno, ma forse son stati di più se si considerano i facenti funzione che lo diressero nei primissimi anni della sua fondazione.

In questo momento credo ci sia una generale riorganizzazione del Dipartimento e quindi a breve potremmo trovarci di fronte ad un nuovo assetto organizzativo.

Ha numerose relazioni nazionali e internazionali, ed è l’organismo nazionale che ricopre il ruolo di Equality Body nell’UE oltre ad essere Focal Point per alcune politiche e/o Programmi europei.

Una delle funzioni più importanti che svolge è quella di fornire “assistenza concreta alle vittime”. E questo lo fa attraverso l’attivazione di un numero unico per la segnalazione dei casi di discriminazione (800 90.10.10) o attraverso altri canali ed un Contact Center che prende in carico i casi segnalati e, soprattutto nel passato, interviene per cercare di risolverli. Produce una relazione annuale sulla sua attività che presenta al Parlamento, tutte rese pubbliche qui:

https://www.unar.it/portale/web/guest/relazioni-alle-istituzioni

Da sempre Lega e Fratelli di Italia hanno fatto decine di interrogazioni, interventi pubblici e campagne per limitarne l’azione o addirittura chiudere l’ufficio. Ma si sono sempre scontrati col fatto che la sua apertura è prevista da un atto europeo non facilmente contestabile. E quindi hanno operato, come e quando hanno potuto, per limitarne l’azione. Trovando nel Centro Sinistra in generale un difensore blando sulle sue prerogative e sulle sue esigenze. Anche Forza Italia quando ha avuto responsabilità dirette sulla materia lo ha difeso come ha potuto.

Sono molto numerose le iniziative che in questi anni sono state sostenute o realizzate direttamente da UNAR, ed è impossibile sintetizzarle. Vale la pena citare però almeno i momenti di crisi più forte che affrontato, anche perché hanno avuto conseguenze sulla sua attività e di conseguenza sulle iniziative promosse: 

  • nel 2013/14 il cosiddetto scandalo dell’Istituto Beck, che aveva ricevuto un contributo da parte dell’UNAR ( Progetto del 2012) per la produzione di libretti da distribuire nelle scuole durante interventi ad hoc. Il Sottosegretario Toccafondi, tutti i partiti di centro destra, la Conferenza Episcopale italiana ed alcune organizzazioni del fondamentalismo cattolico protestarono duramente contro questa pubblicazione che, a loro parere, diffondeva la teoria gender. I libretti furono esclusi dalla distribuzione da parte di UNAR;
  • nell’agosto/settembre del 2015 Giorgia Meloni riceve una lettera dell’UNAR di segnalazione per i contenuti di un suo post su Facebook ripreso dalla rivista “Stranieri in Italia” che potevano intendersi come diffusione e promozione di stereotipi. Meloni protestò duramente e pubblicamente contro il suo diritto alla libera espressione come parlamentare e come cittadina. L’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, chiese scusa e le mandò un mazzo di rose e, cosa decisamente più rilevante, da allora l’UNAR non ha mai più segnalato con lettere a firma del direttore a persone o associazioni gli eventuali esempi di discriminazione e/o discorsi di odio o diffusione di pregiudizi;
  • nel 2017 il cosiddetto scandalo del finanziamento del circuito di alcune saune italiane per iniziative contro l’Hiv, accusate in un servizio de “Le Iene” di coprire un giro di prostituzione. Il direttore dell’UNAR ne paga le conseguenze e viene sostituito, grande polemica sui giornali, ma non è mai stata fatta piena luce su chi e perché ha dato alla redazione de “Le Iene” questa informazione. In pochi hanno rilevato il fatto che essendoci nelle saune persone che si prostituiscano, non certo organizzati dai gestori, è motivo in più per sostenere iniziative contro l’Hiv in questi ambiti. Ma tant’è… lo scandalo scoppiò duro e forte su tutti i media nazionali.

Nel corso degli anni i fattori di discriminazione che dovrebbero essere affrontati (almeno i 6 previsti dal TFEU all’articolo 10, ovvero sesso, razza od origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età e orientamento sessuale) hanno ricevuto una diversa attenzione da parte di UNAR stesso: alcuni sono stati del tutto non affrontati come sesso e razza, a parte i ROM-Sinti di cui UNAR è Focal Point europeo, o poco trattati come religione, età. Questo ha fatto si che nel corso degli anni le iniziative contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale o identità di genere siano state le uniche che abbiano avuto visibilità, con il codazzo delle proteste sollevate dai soliti noti. Ma questo, lo ripeto a scanso di equivoci, non per scelta dell’UNAR ma sulla base di accordi con altre istituzioni, e della cronica carenza di personale e risorse economiche che ha reso difficilissimo se non impossibile intervenire su altri fattori. Ci sono ovviamente delle lodevolissime eccezioni: come, per esempio, le tante iniziative promosse per la prevenzione del razzismo nello sport e tra i giovani, iniziative nelle scuole etc. Ma sono eccezioni, appunto, che confermano la regola. E comunque sono del passato.

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