Intervista a Magda Negri
Magda Negri ha una storia di impegno politico che comincia nel 1976 nelle file del PCI, di cui è stata consigliere provinciale torinese negli anni 80; eletta per due legislature al Senato e una alla Camera per il Partito Democratico. All’interno della sinistra riformista si identifica nella declinazione “liberal”.
Si è resa disponibile a questo incontro, rispondendo alle nostre domande.
I.:“Magda, in questi giorni è venuto a mancare Roberto Maroni, che tu avrai sicuramente conosciuto durante gli anni parlamentari. Che ricordo ne hai?”
M.:”Ne ho un ricordo di persona competente e attenta, a cui dobbiamo un debito di memoria rispetto all’istituzione dell’OSCAD, Osservatorio Sicurezza contro gli atti discriminatori [NDR vedi nostra scheda OSCAD], che da Ministro degli Interni fu promotore, e che continua ad essere ancora attivo. Fra lui e Bossi c’era un abisso.”
I.:”Magda, puoi aiutarci a declinare i tre punti cardine del nostro blog: Diritti, Democrazia e Libertà? Che definizione dai a questi tre concetti e come li vedi sviluppati in Italia?”
M.:”Per la voce Democrazia, io ragiono valutando quelle che sono le forme che derivano dalle condizioni geopolitiche; per esempio, le democrazie cosiddette popolari non possono essere considerate tali, se partiamo dal confronto con le democrazie occidentali che sono connaturate da elementi come partecipazione e elezioni. Le democrazie popolari, infatti, non prevedono il pluripartitismo e la reversibilità dei governi. Specularmente lo Stato Indiano, considerato una delle più grandi democrazie nel mondo perché fondata sul pluripartitismo e sulla divisione dei poteri, ha una sua suddivisione sociale ancora su base di casta, fatto in sé non equiparabile a nessune delle democrazie che noi prendiamo a modello. L’Africa mi appare un enigma: molti paesi si sono modellati su sistemi conosciuti come quello anglosassone e francese, questo come conseguenza del periodo coloniale, ma con risultati non simmetrici. Una mia reale preoccupazione riguarda il blocco americano, soprattutto avendo visto come si sono identificati gli Stati Uniti con l’elezione di Trump e con la sua politica identitaria in stile American first (NDR L’America di Trump ha dato spazio ai movimenti sovranisti che in Italia si identificano nella Lega e in Fratelli di Italia e che hanno corrispondenti partiti europei).
C’è uno studio interessante, quello della commissione Bassanini sull’astensionismo nelle democrazie occidentali, che identifica forme precise di abbandono della politica, come l’astensionismo militante, in parallelo al fallimento della democrazia diretta, argomento tanto caro al Movimento 5stelle. Non trascuriamo un problema reale, quello del rendimento della democrazia che risulta minato da tre fenomeni: la globalizzazione, il Covid e lo stop ai salari in Italia. Presi nella loro genericità, possono portare a problemi nella forma della democrazia, con un logoramento verso forme ibride; l’ambiente protetto fornito dalla nostra architettura costituzionale ci impedisce di riconoscere questi cambiamenti in atto, e quindi sottovalutarli.
E non è solo un problema di democrazia. Lo stesso linguaggio può veicolare concetti identitari o ideali, per esempio quello di Libertà che, soprattutto nel centrodestra, diventa bandiera territoriale non sufficiente a bloccare pulsioni opposte, che potremmo definire illiberali, seppur represse. La recente normativa sui ravedimostra che la libertà a parole diventa repressione nei fatti, usando la strategia comunicativa della legalità. L’ossessione per l’introduzione nei codici di nuovi reati, come poteva essere la stessa proposta Zan in alcune sue parti, conferma l’illusione linguistica che può essere data dall’uso di parole ripetute come Libertà. Soltanto la partecipazione ci permette di ancorare parole a concetti come democrazia, diritti e libertà: Due esempi: il bilancio partecipato dei comuni e l’esperienza francese dei patti di consultazione. Senza dimenticare, però, che non c’è rappresentanza senza voto e attivismo politico, e qui ritorniamo al concetto di democrazia per blocchi”.
TORINO 29/11/2022